Giuseppe Stallone, barista di Milano, ha deciso di dare il buon esempio ed ha spiegato la sua iniziativa a 'La Repubblica': "Non dico che eliminare le macchinette sia
stata una scelta facile. Con i tempi che corrono,
rinunciare a una fonte d’incassi non è semplice. Ma ne sono fiero: qui
si sta parlando di una piaga sociale, qualcosa va fatto. Quattro anni fa una ditta
che noleggia gli apparecchi ci ha contattato e ci ha offerto di
installarli: nessun costo di affitto, manutenzione a carico del gestore e
introiti divisi a metà, al netto delle imposte. Con questo meccanismo
riuscivamo a guadagnare anche 2.500/3mila euro al mese. Pensionati, giovani, donne e uomini:
tutti giocano alle slot. E tutti ne vengono trasformati: è come se
quegli apparecchi cambiassero la fisionomia di una persona. Ho visto
gente tranquilla bestemmiare, mettere da parte controllo e dignità dopo
aver perso una partita. E più di una volta mi sono trovato in
difficoltà... Chi gioca diventa maniacale: tante volte ho discusso con
alcuni che non volevano allontanarsi dalle slot, malgrado fosse l’ora di
pranzo e io dovessi spegnere gli apparecchi per far mangiare in pace
gli altri clienti. Per non parlare delle volte in cui ho provato pena
per chi avevo davanti. Un ragazzo di 23 anni, cliente abituale: ogni tanto
capitava che gli offrissi un caffè o una birra. A un certo punto,
sparisce per un po’: lo incontro per caso dopo un mese, mi dice che ha
trovato lavoro e che ha appena preso il primo stipendio. Dopo un paio
d’ore torno al bar e lo trovo alle macchinette: si era giocato mezza
paga. Mi sono chiesto: e se capitasse a mio figlio?".
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